In ricordo di Roberto Airaghi detto Il Piccolo
Il bridge è stata la grande passione della sua vita, da giovane è stato una grande promessa a livello nazionale, padroneggiava perfettamente anche le tecniche più complesse del gioco della carta ma un carattere scorbutico con uno scarso autocontrollo gli ha impedito di formare coppie che potessero ambire a traguardi prestigiosi.
Potrei raccontare decine di aneddoti ma mi piace ricordare quello che diceva Antonio Bardin quando alla fine degli incontri a squadre in sala aperta si aspettava lo score dalla sala chiusa in cui aveva giocato Roberto:
“Ragazzi non guardatelo neanche il vostro score, quello che conta è quello che ha fatto Il Piccolo!!” – e spesso era così.
Le sue giocate potevano far vincere incontri che si credevano persi o far perdere incontri che si era sicuri di aver vinto.
Genio e sregolatezza, questo era Roberto Airaghi, un carattere difficile al tavolo ma posso dire, senza tema di smentita, che non c’è una sola persona che abbia giocato con lui discutendo e qualche volta anche litigando che non gli abbia voluto bene.
E questo perché era una persona profondamente buona.
Il Piccolo con un cuore grande grande
Penso di essere una delle persone che ha conosciuto meglio Roberto nella vita di tutti i giorni perché non era solo un amico al circolo del bridge o sui campi da golf, faceva un po’ parte della mia famiglia. Dopo la scomparsa della madre centenaria, con cui ha vissuto per tanti anni, passava con noi il Santo Natale e il Capodanno ed era spesso presente a compleanni o ricorrenze di famiglia.
In tutti questi anni non è mai arrivato ad una festa senza un fiore per ogni donna presente. Non ha mai fatto mancare il suo generoso sostegno a iniziative di beneficienza di cui mi sono fatto promotore.
Voglio raccontare un episodio che in pochi conoscono, quello che ha fatto entrare Roberto in una parte profonda del mio cuore.
Il Piccolo sapeva giocare molto bene a bridge, molto male a golf ma non sapeva proprio nuotare.
Un pomeriggio di circa 25 anni fa stavamo preparando una cena all’aperto a casa di amici comuni, in giardino c’era una piscina e i miei figli con altri bambini stavano facendo il bagno. Era presente anche una bambina di 6 anni che la mia famiglia aveva in affido, quella bambina era particolarmente spericolata e nonostante ci avesse promesso di non entrare in acqua perché non sapeva nuotare, approfittando di un nostro momento di distrazione, si è buttata nel lato più profondo della piscina e ha cominciato ad annaspare. Roberto che era a bordo piscina, pur non sapendo nuotare, non ha esitato un attimo si è buttato in acqua e ha iniziato a spingere la bambina verso il bordo della piscina cominciando poco dopo ad annaspare a sua volta. La bambina spinta da Roberto è riuscita ad aggrapparsi al bordo e noi, accorsi alle grida, ci siamo buttati in acqua a tirar fuori Il Piccolo grande Roberto diventato da allora un eroe per tutti noi.
Roberto era così, taciturno e burbero, buono e generoso.
Ora ha raggiunto gli amici con cui tante volte si è seduto al tavolo per giocare a bridge: Bardin, Ferro, Bettoni, Vieti, Pozzi, Adda, Govoni, Munizzi. Staranno sicuramente organizzando un duplicato.
Al momento di controllare gli score si sentirà Antonio Bardin dire ancora una volta: “Ragazzi quello che avete fatto voi conta poco adesso che c’è Il Piccolo a giocare con noi!! “.
Ciao Roberto, Piccolo grande uomo, ti vogliamo bene.
Antonio Brienza, 25 febbraio 2025